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Platone
Platone (427-347 a.C.) insegnava ai suoi studenti che la Terra era una sfera, pur dichiarandosi incapace di fornirne una dimostrazione razionale. Nel Timeo si legge che il Creatore
“ha fatto il mondo in forma di globo, tondo come fatto da un tornio, con i suoi estremi in ogni direzione equidistanti dal centro, la più perfetta e la più simile a se stessa di tutte le figure”.
Tolomeo
Tolomeo (90-168 d.C.) aveva ipotizzato l’esistenza di una Terra Australis, cioè di un vasto continente nell’estremo sud del mondo con lo scopo di “equilibrare” le terre del nord (Europa, Asia e Nord Africa), suggerendo l’idea di simmetria di tutte le terre conosciute nel mondo. Rappresentazioni di una grande superficie meridionale erano comuni nelle mappe: i geografi disegnavano questo mitico continente molto più grande rispetto alla sua reale dimensione.

Caspar Vopellius Cartografo Congelare la Ricerca
Caspar Vopelius (1511 – 1561) è stato un astronomo , costruttore di strumenti e cartografo. Nel 1545 disegna una mappa del mondo allora conosciuto e come tutti i suoi colleghi ci mostra la Terra Australis. La cosa sorprendente è che Vopellius disegna in modo molto veritiero la Penisola Antartica.
Eppure, nel 1570 viene pubblicato Theatrum Orbis Terrarum del cartografo fiammingo Abraham Ortelius, considerato il primo atlante moderno, dove la Penisola antartica misteriosamente non è più definita.

Theatrum Orbis Terrarum Abraham Ortelius Congelare la Ricerca
Secondo diverse organizzazioni (National Science Foundation, NASA, Università della California), le navi capitanate da tre uomini avvistarono il nuovo continente nel 1820: Fabian Gottlieb von Bellingshausen (capitano della Marina Imperiale Russa), Edward Bransfield (un capitano della Royal Navy), e Nathaniel Palmer (un cacciatore di foche statunitense).
Il primo sbarco documentato sulla terraferma avvenne con l’americano John Davis nell’Antartide occidentale il 7 febbraio 1821, anche se questa versione è contestata da alcuni storici. Nel dicembre 1839 una spedizione salpò da Sydney, in Australia, e riferì la scoperta “di un continente antartico a ovest delle isole Balleny”.
Nel 1841 l’esploratore James Clark Ross passò attraverso quello che è oggi conosciuto come il Mare di Ross e scoprì l’Isola di Ross. Navigò lungo un enorme muro di ghiaccio che venne successivamente nominato Ross Ice Shelf.
Durante la spedizione Nimrod guidata da Ernest Shackleton nel 1907, gli uomini guidati da T.W. Edgeworth David furono i primi a scalare il monte Erebus e a raggiungere il Polo Sud magnetico.
Il 14 dicembre 1911, una spedizione guidata dall’esploratore polare norvegese Roald Amundsen fu la prima a raggiungere il Polo Sud geografico.
Richard Evelyn Byrd compì numerosi viaggi sull’Antartico in aereo tra gli anni ‘30 e gli anni ‘40.
Dopodiché bisognò aspettare fino al 31 ottobre 1956 quando un gruppo della U.S. Navy guidato dal contrammiraglio George J. Dufek rimise piede in Antartide.
Emissioni Co2
Insomma, sono secoli che l’uomo va in Antartide a ravanare ma solo negli ultimi tempi abbiamo compreso quanto questo luogo dall’ecosistema delicatissimo sia importante per il clima di tutto il pianeta.
Nonostante ciò, gruppi di scienziati si recano regolarmente in Antartide per compiere studi che, rispetto ai danni che provocano, possiamo dire che producono risultati insignificanti.
C’è uno studio di una spedizione scientifica spagnola che, sì!, si rivela utile: Come conciliare l’impatto della ricerca con la conservazione delle zone in cui si opera.
Lo studio analizza e valuta le emissioni di CO2 causate dal trasporto degli strumenti, dal trasferimento di un operatore e dell’energia necessaria alla sua sopravvivenza nell’Antartide (cibo, riscaldamento, calpestio del terreno etc). Il risultato è di 44 tonnellate scaricate nell’atmosfera in dieci anni per ogni operatore arrivato in Antartide. Se consideriamo che tra i ghiacci ci sono oltre 60 basi scientifiche con numero di componenti che va da 1000 (Base McMurdo, USA) a 4 (Tor, Norvegia), veicoli, container, aerei, navi oceanografiche e quelle che trasportano i ricchi turisti che si possono permettere crociere tra i ghiacci, ecco i conti sono presto fatti.
In particolare la base USA ha scatenato le ire dei Neozelandesi che si sono lamentati del fatto che i fondali della baia dove l’accampamento è situato sono ricoperti da lattine di birra.
Ci servono davvero tutti ‘sti scienziati in Antartide? Oppure le basi scientifiche delle varie Nazioni nascondono altri scopi? Come, ad esempio, “tenere un piede” in un continente che ufficialmente non appartiene a nessuno ma che tutti vorrebbero perché ricco di materie prime?
Il Trattato sull’Antartide
Secondo Il Trattato sull’Antartide non si possono estrarre gas, petrolio, minerali. Ma, a quanto pare, si può pescare. Grosse fabbriche galleggianti stazionano nell’Oceano Antartico: pescano il krill che poi trasformano per utilizzarlo come mangime negli allevamenti di pesce. Così pinguini, balene e altri animali antartici diminuiscono di numero perché privati della fonte principale di sussistenza. È come se andassimo in Africa a rubare l’acqua per dissetare l’Italia.
L’Antartico è ancora un continente protetto?